COSTA CROTONESE: ATTIVITA’ SCIENTIFICA E DI CITTADINANZA ATTIVA


attività Beach Litter , Spiaggia dei Gigli

Le classi quarte del Liceo Scientifico di Petilia Policastro, accompagnate dal sottoscritto, lo scorso 6 aprile, hanno visitato  l’Area Marina Protetta “Capo Rizzuto”, nel Comune di Isola Capo Rizzuto. Un’analisi dell’ecosistema dell’area protetta (caratteristiche ecosistemiche e geomorfologiche del settore costiero) e un’attività di Educazione Ambientale: “Beach Litter”, monitoraggio della plastica in un tratto di spiaggia.

            Nella prima parte dell’attività sono state esaminate le caratteristiche della costa, le tante bellezze e criticità. L’area è importante dal punto di vista storico – culturale. A Capo Rizzuto è presente la Torre Vecchia, edificata dagli Svevi nel XIII secolo, più a Sud troviamo il castello di Le Castella, edificato dagli Aragonesi alla fine del XV secolo a scopo di difesa dalle incursioni arabe.

Dal punto di vista geomorfologico siamo in presenza, per lunghi tratti, di una costa a “falesia”, di elevazione massima sul livello del mare di circa 20 metri, la linea di battigia è poco evidente a causa del crollo dei banchi arenacei sommitali, che sovrastano materiali argillo-marnosi più facilmente vulnerabili all’azione erosiva del moto ondoso al piede delle falesie. Il territorio di Capo Rizzuto, ma in generale tutta la costa crotonese, è a rischio erosione, una situazione che minaccia la citata Torre Vecchia, non risparmia la colonna di Hera Lacinia, un importante bene storico situato sul promontorio di Capo Colonna. Il fenomeno è molto evidente, alle spalle del castello Aragonese di Le Castella,  con il crollo di grossi blocchi di natura calcarea, molto fossiliferi.

            Nella seconda parte dell’attività ci siamo spostati nel settore delle dune di Sovereto, un’area protetta, area SIC – -sito di importanza comunitaria-, un luogo di particolare pregio in una costa antropizzata, cementificata.  Il sito è in parte coperto da macchia mediterranea termofila a lentisco (Pistacia lentiscus), ginepro coccolone (Juniperus oxycedrus L. ssp.  Juniperus phoenicea), fillirea (Phyllirea latifolia), etc, il settore a ridosso della spiaggia è caratterizzato dalla presenza del giglio marino (Pancratium maritimum L.  ), che ha conferito il nome alla spiaggia, la “spiaggia dei gigli”. Inoltre, tra la spiaggia si trova una zona rocciosa, erosa da mare e vento che hanno conferito alla zona una conformazione tale che rende possibile, insieme alle dune, la formazione di un interessante microhabitat. Il bosco di Sovereto, nel mese di agosto 2017, è stato gravemente danneggiato da un esteso incendio doloso, vittima di appetiti criminali.

La “spiaggia dei gigli” è stata interessata dall’attività Beach Litter, un tratto adiacente alla foce di un piccolo corso d’acqua denominato “Valle Femmina Morta”. L’indagine di Legambiente è una delle più importanti azioni a livello internazionale di citizen science, ovvero il risultato di un monitoraggio eseguito direttamente da tanti volontari, cittadini, che ogni anno setacciano le spiagge italiane contando i rifiuti presenti, secondo un protocollo scientifico comune e riconosciuto anche dall’Agenzia Europea dell’Ambiente. I dati sui rifiuti in spiaggia sono molto importanti perché consentono di acquisire informazioni su quantità, trend e fonti di quella quota di marine litter immediatamente visibile a tutti noi, al contrario di quanto galleggia sulla superficie del Mediterraneo o si trova sui suoi fondali.

            Gli allievi, suddivisi in piccoli gruppi, con l’ausilio di schede e GPS , hanno  monitorato un tratto di 100 metri, individuando oltre 300 rifiuti, suddivisi in diverse tipologie di materiali; quello che si trova sulle spiagge italiane è soprattutto plastica, in media 80% ,  nel tratto da noi esaminato si è raggiunto il 92 % .  Rifiuti di oggetti usa e getta: tappi e anelli di plastica, bottiglie, bicchieri, etc. L’Europa è scesa in guerra contro la plastica, dal 2021 saranno vietati posate e piatti, cannucce, contenitori per alimenti, bastoncini di cotone per i prodotti dell’igiene tipo cotton fioc, responsabili dell’85% dell’inquinamento che colpisce oceani e spiagge di tutto il Pianeta oltre a raggiungere persone e animali attraverso la microplastica, che si disperde nel cibo, nell’acqua e nell’aria. I rifiuti marini hanno impatti su tartarughe, mammiferi e uccelli marini, invertebrati filtratori, pesci, ossia tutti gli esseri viventi che vivono in contatto con l’ecosistema marino.  L’ingestione dei rifiuti di plastica, in particolare, provoca soffocamento, malnutrizione ed esposizione alle sostanze tossiche contenute o assorbite dalla plastica. La tartaruga Caretta caretta, che nidifica nelle nostre spiagge ne è spesso la vittima come è stato denunciato, nei giorni scorsi, dal  WWF di Crotone, in  meno di un mese sono state rinvenute ben quattro tartarughe morte, nel tratto di spiaggia tra Le Castella e San Leonardo Cutro, due esemplari sono morti per la plastica, uno aveva ancora la bocca piene di buste.

La visita d’istruzione è stata ricca di significati perché solo attraverso la conoscenza del territorio, capire cosa deturpa le nostre spiagge, il nostro ambiente, serve anche ad agire sulle nostre abitudini di consumo e sui nostri comportamenti, ci consente di arrivare alla tutela e alla valorizzazione delle tante bellezze della nostra terra. \lsdunhideu

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